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Strateco, ovvero raccontare come si comunica

26
Apr 2017

Da qualche anno si rinnova un evento imperdibile per chi fa della comunicazione la propria attività oppure una passione: StrateCo. Si tratta di un workshop dove tra dibattiti e contributi di vari relatori, vengono esaminate strategie e tecniche della comunicazione. Il programma di quest’anno è molto ricco e la cornice particolarmente suggestiva. Si terrà infatti nel cuore della Firenze rinascimentale a Palazzo Medici Riccardi il 12 e 13 maggio prossimi.

Come mai personaggi dei più disparati ambiti, addetti ai lavori e semplici curiosi partecipano ogni anno numerosi a un evento che ruota intorno alla comunicazione? Potremmo parafrasare il motto di Strateco, ovvero perché “chi non comunica scompare”, che poi è anche il suo sito web, un modo incisivo e diretto per dire che comunicare è fondamentale. Il pensiero corre ai social network, i più recenti canali che permettono in tempo reale a tutti, senza alcun tipo di distinzione di età, ruolo e senza badare alle distanze, di condividere ciò che vogliono e di comunicarlo. Che si tratti di immagini o di parole l’intento è uno: raccontare, in inglese telling a story. Inevitabilmente pensiamo allo storytelling, una vera e propria esigenza connaturata nell’uomo da sempre.

Si può comunicare con le parole ma anche con la forza delle immagini. Il ruolo che riveste la fotografia, un tempo era occupato da disegni o graffi nella roccia, come nel caso delle pitture e delle incisioni rupestri, che hanno conservato fino ai giorni nostri testimonianze di scene di caccia o di vita quotidiana. Con i secoli le tecniche sono diventate più elaborate, le immagini sono diventate vere e proprie sculture o dipinti, capolavori capaci di contraddistinguere epoche e territori. Gli esempi da annoverare sarebbero molti. Osservare le opere d’arte equivale a conoscere la storia che l’artista ha voluto tramandare. Talvolta l’oggetto era sacro, pensiamo a un esempio su tutti, ovvero al ciclo di dipinti realizzati alla fine del ‘200 relativi ad alcuni episodi della vita di San Francesco, attribuiti al genio di Giotto che arricchiscono la Basilica Superiore di Assisi. Altre volte profano. Per restare a Firenze pensiamo ad esempio al soffitto del Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, volto ad esaltare la vita e le imprese di Cosimo I.

Lo Storytelling può avvenire tramite immagini dunque, e naturalmente attraverso le parole. Possono essere tramandate come accadeva nell’antica Grecia, oppure cantate. Anche in questo caso, la tradizione è lunga, parte dai menestrelli fino ad arrivare ai cantautori dei giorni nostri. Chi scrive, canta o racconta non vuole semplicemente divulgare ma mira ad instaurare un rapporto empatico con il suo pubblico. Desidera che chi ascolta, legge o guarda non resti indifferente. Vuole che si senta coinvolto, che possa immedesimarsi, emozionarsi, che possa rivedere se stesso in quella storia, provare gioia o tristezza, filtrarla attraverso il proprio vissuto. Lo storytelling diventa un racconto corale, che parte da uno e diventa patrimonio di tutti, creando un filo invisibile che supera barriere spaziali e talvolta, come nel caso delle produzioni artistiche o musicali, addirittura temporali. Non è dunque un caso che questa tecnica sia usata non solo nel marketing, dove va oltre la semplice fidelizzazione del consumatore, ma che spazi negli ambiti più disparati. Il messaggio diventa di chi lo recepisce. Quest’ultimo gli conferisce la propria veste, il proprio tassello di storia personale e aiuta in modo inconsapevole ad assemblare una sorta di identità collettiva. Lo storytelling, come abbiamo detto, è una tendenza connaturata nell’uomo ma le sue caratteristiche hanno diverse peculiarità e le tecniche sono le più disparate. Esplorarle sarà la missione di Strateco, una missione affascinate e sorprendente. A Firenze si narrerà dunque un’altra storia, quella di coloro che raccontano come raccontare.


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