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“Chi non comunica scompare”: l’intervista a Gerbasio, ideatore di StrateCo

25
Feb 2020

Si terrà a Maggio la settima edizione di StrateCo, l’evento fiorentino sulle strategie e tecniche della comunicazione che, attraverso dibattiti, analisi di processi e live performance racconta l’evoluzione dell’arte comunicativa con un motto semplice ed efficace: Chi non comunica scompare. Ad ideare la manifestazione è stato un trentenne di Buccino, Benedetto Gerbasio. Lo abbiamo sentito riguardo le prossime elezioni regionali.

Chi non comunica scompare, cosa vuol dire?
«È la domanda di rito, quella che mi aspetto prima di tutte. Chi oggi svolge una vita pubblica, politica, imprenditoriale e artistica e non comunica, scompare. È una provocazione, un invito a farlo e farlo bene».

StrateCo è alla sua settima edizione. Come ci si arriva?
«Con tenacia, forza e lavorando sui desideri. I desideri sono illuminazione, sono la cosa più importante che abbiamo. StrateCo è un desiderio diventato realtà, è un progetto concreto che ha convinto Dario Nardella persona e Sindaco. È il festival della comunicazione pop nella Firenze rinascimentale e alla settima edizione ci si arriva convincendo e lavorando senza sosta».

Hai un bel rapporto con Diodato, il vincitore di Sanremo 2020, lo vedremo nuovamente ospite dell’evento?
«Quest’anno è difficilissimo anche se mai dire mai. Antonio è un ragazzo incredibile, straordinario, e merita tutto il successo che sta avendo. #FaiRumore è una canzone meravigliosa che ha scosso i cuori di molte persone, mio compreso».

Sei la faccia pulita di StrateCo. Credi nella leadership?
«Assolutamente si. La leardership è azione non posizione. È affidare a qualcuno la propria fiducia e non deluderla. La storia del nostro paese lo insegna. Da sempre inseguiamo leadership forti e intorno creiamo storie e narrazioni. In politica principalmente».

Chi è il tuo leader preferito?
«Io ho un animo democristiano. Ho letto e studiato De Gasperi, Moro, Andreotti».

Dopo L’Emilia-Romagna, tocca alla Toscana ma soprattutto alla Campania, la tua Regione. De Luca è come Bonaccini?
«Qui, andrei cauto. Molto cauto. De Luca non è Bonaccini. La Campania non è L’Emilia-Romagna. Il Sud non è il Nord. In Emilia la sinistra vince da 70 anni, in Campania l’alternanza è frequente. In Emilia i giovani lavorano, in Campania scappano per trovare lavoro. C’è una disparità sociale netta e evidente».

E quindi De Luca è ancora un cavallo su cui scommettere?
«Questo lo decideranno i partiti e le alleanze prima e gli elettori dopo.
Il punto è: quale alternativa negli anni è stata costruita intorno o migliore di lui?».

Come si vincono le elezioni in Campania?
«Aiutando i più deboli. Con la verità, non con le parole. La Campania è una terra sofferente, ricca di genio e disoccupazione, competenze e povertà. È romantica e fiera delle proprie origini. È il diavolo e l’acqua santa. È la terra delle contraddizioni. La lista delle spesa, delle cose fatte non interessa a nessuno; quello che conta è come la propria vita è migliorata grazie ad una legge approvata, una strada asfalta o una corsa di un autobus aggiunta».

Sei pronto a dare una mano per la causa?
Se il Presidente De Luca vuole o chi per lui sa dove trovarmi».

Salvini è meno forte di qualche mese fa?
«Salvini è forte, è sempre forte. Ricordo a chi pensa il contrario che nella roccaforte Emilia-Romagna è vero, ha perso, ma ha triplicato il consenso – 32% – rispetto a cinque anni fa. Tra qualche mese sarà a Napoli a fare l’influecer, un po’ abbronzato, con la pizza di Sorbillo, la frittatina di Di Matteo, le alici di Cetara o nel Cilento con la mozzarella di bufala. Nelle periferie, nei luoghi abbandonati, tra gli immigrati.
A lui piace evitare di parlare delle cose serie e punta dritto alla pancia e alle emozioni dei cittadini. Gli consiglio di non andare a citofonare, e quindi a fare il bullo, in portoni sbagliati altrimenti questa volta si farà male».

Qual è il social migliore per vincere una campagna elettorale?
«Le piazze, la strada, gli occhi. I social informano, creano discussione e partecipazione; spesso amplificano e mentono. Non mi stancherò mai di ripeterlo: nessun post sponsorizzato vale e premia quanto la spontaneità dell’incontro».

Sei stato invitato all’Università di Salerno come relatore ad una lezione su comunicazione e fake. Hai la formula magica per combattere le false notizie?
«Il mondo delle fake è tra noi. Sono “bombe” che distorcono la nostra percezione della realtà. E sarà sempre più difficile contrastarle. Circa il 52% del traffico online è generato da Bots, cioè software in rete costituiti ad hoc per fingersi umani e divulgare notizie. Alcune vere, altre false. La formula magica è educare i ragazzi a ricercare le fonti, a parlarne nelle scuole, nelle università e soprattutto avere un giornalismo più responsabile verso i lettori».